Il grande poeta palestinese Mahmud Darwish torna nelle librerie italiane il 13 marzo, anniversario della sua nascita, con la pubblicazione di Undici Pianeti, una raccolta di poesie tradotta e curata da Silvia Moresi ed edita dalla casa editrice Jouvence (http://jouvence.it/). L’illustrazione di copertina e quella che impreziosisce le pagine interne della raccolta poetica sono state disegnate appositamente per il libro dall’artista Vito Savino (https://www.vitosavino.it/), insieme ad altre cinque tavole qui visibili.
Undici Pianeti inaugura, inoltre, la nuova collana di traduzione dall’arabo della casa editrice milanese, Barzakh, collana diretta da Jolanda Guardi.
Undici pianeti, scritto da Mahmud Darwish nel 1992, è forse uno dei lavori più completi del poeta palestinese, ed è legato a una data chiave per la storia araba e mondiale, il 1492, anno della scoperta dell’America e della definitiva espulsione di musulmani ed ebrei dall’Andalusia. Questi due eventi sono i temi su cui ruotano le prime due sezioni dell’opera: Undici pianeti sull’ultima scena andalusa e Penultimo discorso del «pellerossa» all’uomo bianco. Recuperando la storia di pacifica coesistenza dell’Andalusia araba, e quella dello sterminio dei nativi americani, Darwish racconta la tragica esperienza del popolo palestinese, privato del proprio passato e della propria terra.
Il poeta “ritorna”, invece, al mito e alla storia cananea in Una pietra cananea nel Mar Morto e in Sceglieremo Sofocle in cui (ri)costruisce le fondamenta dell’identità del popolo palestinese per riaffermare la sua esistenza nella Storia.
L’esilio nell’amore è l’esperienza narrata in L’inverno di Rita, mentre l’ultimo componimento, Un cavallo per lo straniero, è un’elegia per un anonimo poeta iracheno, che diviene elegia per l’intero Iraq, “assassinato” nella guerra del Golfo del 1991.